07 marzo 2007

Inaugurazione anno accademico/2

Francois Cheng: un'interrotta tensione nostalgica degli spazi celesti

La facoltà di Lingue e Letterature straniere ha conferito la laurea honoris causa al poeta di origini cinesi naturalizzato francese


Un uomo piccolo e magro, proprio come i cinesi. Francois Cheng nasce in Cina nel 1929 e grazie a una borsa di studio nel '49 si trasferisce in Francia dove vi resta per tutta la vita.
Iniziando la sua lezione magistrale si dichiara innamorato dell'Italia e ricorda di come fin dall'infanzia imparò ed ammirò le grandi figure come Marco Polo, Galileo. Leonardo, Michelangelo, ma anche Matteo Ricci, il primo gesuita giunto in Cina alla fine dle XVI secolo. Poi ricorda di come al liceo fu iniziato alle opere di Dante, Boccaccio, Leopardi, Manzoni e Croce. Infine il contatto dieretto con l'Italia negli anni '60: Roma, Firenze, Siena Assisi, Padova, Venezia, Arezzo, Cortona, Mantova, Ravenna, Urbino, Napoli.
La professoressa Francesca Melzi D'Eril nel tracciarne l'elogio, sottolinea come Cheng possa essere rappresentato dalla figura del monaco errante attribuendogli l'appellativo di "pellegrino dell'occidente". "Giunto in Francia, -speiga la docente- non conoscendo la lingua, Cheng si trova ad attraversare un periodo di mutisme absolu e ad affrontareun mestiere assai difficile che non s' impara dai libri, quello di esistere". Malgrado le difficoltà, Cheng frequenta i corsi alla Sorbonne e ricorda di aver letto a quel tempo tutta la letteratura occidentale, secolo dopo secolo.
Nel 1971 ottiene la cittadinanza francese prendendo il nome di Francois, in onore di quel frate di Assisi che amava l'universo e tutte le sue creature, anch'egli grande itinerante.
Da cinquant'anni Cheng vive fra due culture. Egli utilizza il francese come strumento per la creatività , scelta che non ha comportato l'esclusione della sua lingua d'origine, ma anzi ha innestato un processo dialogico mai interrotto. Il francese gli ha permesso di dare nomi nuove alle cose, compreso il suo vissuto, come al mattino del mondo, e di stringere un intenso legame con la terra che lo ha accolto. La combinazione delle due lingue come le acque sotterrane che si mescolano e si confondono, designa le coordinate di un dialogo tra il pensiero dell' Occidente e quello d' Oriente.
"La vostra anima è un paesaggio squisito / Che maschere e bergamasche ammaliano..."
Cheng ricorda anche il suo primo approccio con Bergamo attraverso la poesia Feste galanti di Verlaine, e il nome della città gli evocò una terra di danze e di festa. La seconda volta che venne in contatto con la città orobica fu ammirando il ritratto Maestro di scuola di Moroni, ed ebbe la sensazione di un terra in cui primeggiava lo studio. La terza volta fu una straordinaria coincidenza:"Il giorno in cui ho ricevuto la lettera del Magnifico Rettore -racconta Cheng- è venuto a farmi visita il poeta e amico Michele Bruni", nato e cresciuto proprio a Bergamo. "Grazie a questa cerimonia.- conclude Cheng- il mio amico ritrova, e anch'io con lui, la giovinezza che ha lasciato qui. Attraverso la gioventù del mio amico, come non salutare questa gioventù dinamica, sensibile all'apertura e al cambiamento. Bergamo, terra di studio e di festa. Che l'incontro di oggi prefiguri l'umanità di domani!"

1 commento:

Anonimo ha detto...

il primo anno ho seguito un convegno "langues, alteritè" dove vi erano le testimonianze di scrittori che avevano abbandonato la loro lingua madre per scrivere in francese e Cheng aveva giusto raccontato la sua affascinante storia. Complimenti a lui e a chi ha voluto conferirgli questa onoreficenza.