06 marzo 2007

Inaugurazione anno accademico/1

Il discorso del Rettore

Nell'aprire l'anno accademico il rettore non nasconde le sue preoccupazioni e invita gli atenei europei ad una riforma automa per salvaguardare il sapere


Alla presenza delle autorità, giornalisti, personalità bergmasche, curiosi e una spicciolata di studenti il Magnifico Rettore prof. Alberto Castoldi ha ufficialmente aperto l' anno accademico 2006-2007.

In prima battuta Castoldi ha subito segnalato il momento difficile che l’Università italiana sta attraversando da ormai un decennio e il fatto che ogni ateneo è chiamato a risolvere in solitudine i problemi che dovrebbero invece avere una preminente rilevanza sociale. Significativo il richiamo allo scrittore inglese John Ruskin che in una conferenza del 1864 affermò: “Se qualcuno spende molto per i libri, lo considerate 2007. In prima battuta Castoldi ha subito segnalato il momento difficile che l’Università italiana sta attraversando da ormai un decennio e il fatto che ogni ateneo è chiamato a risolvere in solitudine i problemi che dovrebbero invece avere una preminente rilevanza sociale. Significativo il richiamo allo scrittore inglese John Ruskin che in una conferenza del 1864 affermò : “Se qualcuno spende molto per i libri, lo considerate un pazzo, un bibliomane. Siam felici di trarre il nostro profitto dalla scienza, pronti a lanciarci avidamente su qualsiasi osso, purché ricoperto di carne; ma se è lo scienziato a chiedere a noi un osso, allora è tutta un’altra storia”. “Se un secolo e mezzo fa questo intervento poteva sembrare severo, in quegli anni divenne un richiamo efficace – afferma il Rettore – ora risulterebbe scontato”.

Nel mondo della cultura il meglio è un lusso e Castoldi non nasconde che “nel mercato globale anche la merce intellettuale non può avere limiti geografici ed è quindi giusto che i bravi vadano là dove i riconoscimenti, anche economici, sono maggiori”.

Nel riconoscere che il sistema universitario europeo è sostanzialmente obsoleto il Magnifico considera giusto un ripensamento radicale negli obiettivi e nelle modalità organizzative, ma “solo il singolo Ateneo può e deve individuare un proprio sistema di valutazione, idoneo a valorizzare i propri punti di forza e a conseguire i propri obiettivi”.

Castoldi continua evidenziando la necessità di far nascere negli studenti la consapevolezza d’inscindibilità fra passato e futuro. “L’Europa offre una stratificazione culturale ineguagliabile, dove vie e piazze hanno preso il nome di poeti, artisti, compositori, statisti, generali, scienziati e filosofi, non come in America, dove le strade sono semplicemente numerate. L’Europa del ventesimo secolo, consapevole di aver raggiunto un certo apogeo, si è ossessionata dall’idea di dover morire, dilaniandosi in guerre fratricide. Ma di fronte all’Europa in rovina personaggi come Max Webber individuano nel recupero di una supremazia intellettuale l’unica risposta possibile alla decadenza”. Giunge quindi l’invito alle Università europee ad avere ideali comuni, mirando alla conservazione della scienza e al conseguimento della saggezza in modo indipendente dai governi dei paesi nei quali sono situate. “Ogni sede universitaria deve poter dire: dove ci siamo noi, c’è la cultura europea”

Dopo un breve excursus su alcuni aspetti tecnici riguardanti l’ateneo bergmasco, quali sedi, spese di amministrazione e previsione di ampliamenti, Castoldi conclude sottolineando l’importanza che deve assumere l’orientamento degli studenti: “La banca dati V.U.L.C.A.N.O e il portele Marketplace degli stage sono due strumenti per mantenere vivo il legame tra Università e studenti dopo la laurea” un legame che andrà consolidandosi anche attraverso l’Associazione dei laureati dell’Università di Bergamo in fase di costituzione.

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