Francois Cheng: un'interrotta tensione nostalgica degli spazi celesti
Iniziando la sua lezione magistrale si dichiara innamorato dell'Italia e ricorda di come fin dall'infanzia imparò ed ammirò le grandi figure come Marco Polo, Galileo. Leonardo, Michelangelo, ma anche Matteo Ricci, il primo gesuita giunto in Cina alla fine dle XVI secolo. Poi ricorda di come al liceo fu iniziato alle opere di Dante, Boccaccio, Leopardi, Manzoni e Croce. Infine il contatto dieretto con l'Italia negli anni '60: Roma, Firenze, Siena Assisi, Padova, Venezia, Arezzo, Cortona, Mantova, Ravenna, Urbino, Napoli.
La professoressa Francesca Melzi D'Eril nel tracciarne l'elogio, sottolinea come Cheng possa essere rappresentato dalla figura del monaco errante attribuendogli l'appellativo di "pellegrino dell'occidente". "Giunto in Francia, -speiga la docente- non conoscendo la lingua, Cheng si trova ad attraversare un periodo di mutisme absolu e ad affrontareun mestiere assai difficile che non s' impara dai libri, quello di esistere". Malgrado le difficoltà, Cheng frequenta i corsi alla Sorbonne e ricorda di aver letto a quel tempo tutta la letteratura occidentale, secolo dopo secolo.
Nel 1971 ottiene la cittadinanza francese prendendo il nome di Francois, in onore di quel frate di Assisi che amava l'universo e tutte le sue creature, anch'egli grande itinerante.
Da cinquant'anni Cheng vive fra due culture. Egli utilizza il francese come strumento per la creatività , scelta che non ha comportato l'esclusione della sua lingua d'origine, ma anzi ha innestato un processo dialogico mai interrotto. Il francese gli ha permesso di dare nomi nuove alle cose, compreso il suo vissuto, come al mattino del mondo, e di stringere un intenso legame con la terra che lo ha accolto. La combinazione delle due lingue come le acque sotterrane che si mescolano e si confondono, designa le coordinate di un dialogo tra il pensiero dell' Occidente e quello d' Oriente.
"La vostra anima è un paesaggio squisito / Che maschere e bergamasche ammaliano..."
Cheng ricorda anche il suo primo approccio con Bergamo attraverso la poesia Feste galanti di Verlaine, e il nome della città
1 commento:
il primo anno ho seguito un convegno "langues, alteritè" dove vi erano le testimonianze di scrittori che avevano abbandonato la loro lingua madre per scrivere in francese e Cheng aveva giusto raccontato la sua affascinante storia. Complimenti a lui e a chi ha voluto conferirgli questa onoreficenza.
Posta un commento